
Onicofagia: di cosa si tratta?
L’onicofagia è l’abitudine compulsiva di mordere e rosicchiare le unghie, un comportamento che colpisce persone di tutte le età, ma che è particolarmente diffuso nei bambini e negli adolescenti. Sebbene possa sembrare un gesto innocuo, questa abitudine può nascondere cause psicologiche profonde e avere conseguenze negative sia a livello fisico che emotivo. Comprendere le radici di questo comportamento e i possibili rimedi è essenziale: vediamoli insieme.
L’onicofagia è spesso legata a stati di ansia, stress e nervosismo. Molte persone mordono le unghie inconsapevolmente in situazioni di tensione, quando sono sotto pressione o nei momenti di noia. Questo comportamento può diventare un vero e proprio meccanismo di gestione delle emozioni, una sorta di valvola di sfogo per l’agitazione interiore. Alcuni studi hanno evidenziato che l’onicofagia può essere un comportamento appreso durante l’infanzia, magari osservando un genitore o un fratello maggiore con la stessa abitudine. Nel tempo, però, può trasformarsi in un automatismo difficile da controllare, tanto da rientrare nei cosiddetti comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo, una categoria che comprende anche il tirarsi i capelli (tricotillomania) e il grattarsi compulsivamente.
Le conseguenze dell’onicofagia non si limitano a un semplice problema estetico. Mordere frequentemente le unghie può portare a infezioni, infiammazioni e danni alla struttura dell’unghia stessa. Le unghie sono infatti una barriera protettiva per la punta delle dita, e quando vengono continuamente rosicchiate, diventano fragili e irregolari. Inoltre, la pelle intorno alle unghie può lacerarsi, favorendo l’ingresso di batteri e virus che possono causare infezioni, come il gira dito, un’infiammazione dolorosa che interessa il tessuto attorno all’unghia. Nei casi più gravi, l’onicofagia può portare anche a problemi dentali, con l’usura dello smalto e il rischio di malocclusioni.
Dal punto di vista psicologico, l’onicofagia può influire sull’autostima e sulle relazioni sociali. Chi soffre di questo disturbo spesso si sente a disagio nel mostrare le proprie mani, cercando di nasconderle durante conversazioni o situazioni pubbliche. Questo può portare a un circolo vizioso: l’ansia alimenta il comportamento, e il comportamento aumenta il disagio, rafforzando la dipendenza dall’abitudine.
Va da se che affrontare l’onicofagia richiede un approccio multifattoriale che tenga conto sia degli aspetti fisici che di quelli psicologici. Per molte persone, il primo passo consiste nel prendere consapevolezza del problema e individuare i momenti in cui si tende a mordere le unghie. Tecniche di mindfulness e rilassamento possono aiutare a ridurre lo stress, mentre strategie comportamentali, come l’utilizzo di smalti dal sapore amaro o il mantenere le unghie corte e curate, possono scoraggiare l’abitudine. In alcuni casi, può essere utile rivolgersi a uno psicologo per esplorare le cause profonde del comportamento e apprendere strategie per gestire meglio l’ansia e la tensione emotiva.
Esistono anche approcci alternativi che possono contribuire a ridurre l’onicofagia. L’uso di cerotti o guanti può essere un deterrente fisico per impedire di mordere le unghie, mentre l’occupazione delle mani con oggetti antistress, come palline da manipolare o elastici da torcere, può aiutare a deviare l’impulso. Alcune persone trovano beneficio nell’applicazione di oli essenziali alle unghie, come lavanda o tea tree, che non solo hanno proprietà antibatteriche, ma rendono anche le unghie meno invitanti da mordere.
Sebbene l’onicofagia possa sembrare un’abitudine difficile da abbandonare, con la giusta combinazione di strategie è possibile superarla e ritrovare mani sane e curate. Riconoscere il problema e lavorare per eliminarlo non è solo un passo verso la risoluzione del problema, ma anche un segnale di maggiore attenzione e rispetto verso se stessi.